Il tuo futuro nelle mani degli apicoltori
Se ci rendessimo conto di quale importanza hanno le api per la nostra sopravvivenza, ci preoccuperemmo per la loro salute prima ancora che per la nostra.
Gianni Rodari, stimato scrittore e poeta italiano scomparso nel 1980, scrisse il testo di “Ci vuole un fiore” uno dei brani più famosi tra i bambini di tutta Italia:
“Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore…”
“Per fare il frutto ci vuole il fiore”… sì è vero, ma caro Gianni, non basta.
Non basta quasi mai.
Per fare il frutto ci vuole anche l’ape che visiti quel fiore. Ad esclusione delle specie vegetali che sfruttano il vento (impollinazione anemofila), la gran parte dei fiori per poter fruttificare ha bisogno che gli insetti impollinatori (prònubi) trasportino il polline da un fiore all’altro (impollinazione entomofila). Questo genere di insetti si è evoluto in simbiosi con le specie vegetali e da loro dipende la varietà degli organismi viventi (biodiversità) e l’equilibrio ecologico dell’ecosistema.
L’impollinazione di oltre l’80% delle specie vegetali e il 76% della produzione alimentare in Europa [1] dipende da loro, sono numeri da pelle d’oca. Le api e tutti gli insetti prònubi sono la nostra assicurazione sulla vita, sono importanti quanto l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo.
Ma c’è di più. Con le api Madre Natura ha deciso di superarsi, di volare alto. Ha voluto toglierci ogni dubbio sul fatto che fossero i nostri angeli custodi regalandoci con l’alveare una vera e propria farmacia naturale. Dal lavoro delle api otteniamo il miele, la propoli, la pappa reale, il polline e la cera, i cui benefici ed effetti terapeutici seppur noti da millenni sono ancora oggi studiati da centinaia di ricercatori in tutto il mondo.
“Tutto molto bello”, ma…
Da poco più di una decina d’anni a livello mondiale si parla di Colony Collapse Disorder, ovvero della “sindrome dello spopolamento degli alveari”. Un fenomeno causato da molteplici fattori tra cui l’uso dei pesticidi in agricoltura, la scarsa alimentazione (per carenza di fioriture), il consumo prolungato nel tempo dello stesso tipo di polline (a causa di estese monocolture), i cambiamenti climatici (che danneggiano le fioriture) e le malattie dell’alveare.
Oggi siamo arrivati al punto in cui le api, da sole, farebbero fatica a sopravvivere anche in un ambiente incontaminato e abbondante di cibo. A partire dai primi anni 80 si è via via diffuso in Italia un parassita micidiale per le api mellifere. Un acaro oggi considerato endemico: nessun alveare, che sia su un albero o in un’arnia, ne è libero. Questo acaro prende il nome di Varroa destructor, attacca sia le larve che le api adulte, le indebolisce incredibilmente e fa da vettore a numerosi patogeni.
La varroa riesce a moltiplicarsi in maniera esponenziale all’interno dell’alveare senza che le api mellifere riescano in qualche modo a contrastarla efficacemente. In fin dei conti è pur sempre un parassita importato dall’Asia ad opera dell’uomo, quindi le api durante la loro evoluzione non hanno sviluppato gli strumenti per arginarlo.
Abbiamo soltanto due armi per salvare le api dalla varroa: la ricerca e l’apicoltura. Nessuna di queste due armi però è efficace da sola, l’una senza l’altra sarebbe praticamente inutile. I ricercatori forniscono gli strumenti per contrastare la varroa, gli apicoltori li applicano e continuano nella loro opera di selezione genetica per migliorare la resistenza delle stesse api nei confronti di parassiti e patogeni.
Se tutti sapessero quanto gli apicoltori sono essenziali per la sopravvivenza delle api, la tutela dell’ambiente e della salute, verrebbero visti come vere e proprie divinità. Oggi, senza i trattamenti sanitari contro la varroa, gran parte degli alveari non sopravviverebbero nello stesso posto per più di un paio d’anni, quindi senza gli apicoltori che se ne prendono cura, le api sarebbero già una rarità in buona parte della nostra penisola.
Come se non bastassero i problemi sanitari e la fortissima concorrenza (oltre la metà del miele consumato in Italia proviene dall’estero) a colpire duramente il settore apistico italiano ci si mette pure il clima. Quella del 2019, con la produzione del miele quasi dimezzata a causa della prolungata situazione meteo-climatica avversa, è stata per gli apicoltori italiani l’annata peggiore di sempre [2].
Sebbene il lavoro degli apicoltori sia economicamente rischioso e di estrema importanza per la sopravvivenza delle api, per l’ambiente, per la nostra salute e per la produzione di tutto il comparto agricolo, non ha attualmente diritto ad alcuna particolare forma di tutela. Anzi, è ingiustamente penalizzato: mentre gli agricoltori beneficiano dei contributi PAC (fondi europei per la Politica Agricola Comune), gli apicoltori devono contare solo sulle proprie forze vivendo solo di ciò che producono!
Se a questo punto ti stai chiedendo: ma in tutto ciò, io cosa posso fare? Puoi fare tantissimo con due azioni semplici, immediate e incisive:
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Acquista legumi, frutta e verdura da chi pratica un’agricoltura ecosostenibile e a km0, in questo modo contribuirai a preservare la tua salute e quella dell’ambiente in cui vivi premiando gli agricoltori che non espongono le api a sostanze chimiche pericolose.
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Scegli il tuo apicoltore a km0 e acquista miele italiano!
Esiste sicuramente un apicoltore che opera nella tua zona, chiedi informazioni ai tuoi conoscenti (o a una associazione di apicoltori vicina). In questa ricerca un Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) può esserti molto d’aiuto!
Chiedi all’apicoltore se effettua vendita al dettaglio e fatti raccontare il modo in cui lavora. Gli apicoltori amano parlare della propria attività e sono molto felici di chiacchierare con chi ha interesse in quello che fanno.
Acquistando il miele (o altri prodotti dell’alveare) dal tuo apicoltore a km0 hai maggiori garanzie in termini di freschezza, qualità del prodotto e tracciabilità. Inoltre, così facendo investi nella tua salute e in quella dell’ambiente in cui vivi sostenendo una piccola attività (e una famiglia) con ricadute positive sull’economia del tuo territorio.
Ogni apicoltore rappresenta un presidio permanente di tutela della salute dell’ambiente e della sua biodiversità, e ha tutto l’interesse perché migliorino le condizioni ambientali del territorio in cui opera.
Fonti:
[1] Risoluzione del Parlamento europeo del 1° marzo 2018 sulle prospettive e le sfide per il settore dell’apicoltura dell’UE (link);
[2] ISMEA: Analisi di mercato e prime valutazioni sui danni economici per la campagna produttiva 2019 (link), report.